14 Giugno 2025

Le telecamere, l'assassino, le tre vittime e la fiaccolata

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Monreale 30 Aprile 2025 – La Città ieri sera alle 20:30 si è ritrovata per una fiaccolata indetta dall’Associazione “Monreale Commercio“, un atto di sicura solidarietà alle famiglie dei giovani Massimo Pirozzo, Andrea Miceli e Salvatore Turdo, uccisi per futili motivi scaturiti come conseguenza a una banale lite con alcuni balordi senza scrupoli, saliti armati, non si sa bene ancora per quale fine e motivo, dal quartiere ZEN (Zona Espansione Nord) di Palermo e a causa della quale è stato arrestato quello che sembra essere uno, ma forse non l’unico, esecutore materiale, l’altrettanto giovanissimo, appena 19 anni, Salvatore Calvaruso, quest’ultimo indicato da più parti come “ex pugile”, ma il quale della “Nobile Arte”, la box appunto, nonostante sembra l’abbia praticata sin da bambino, per poi abbandonarla nel 2022, non ne ha sicuramente percepiti i Valori e la filosofia di vita.

Da alcuni video e anche da alcune registrazioni audio, sembrano delinearsi le motivazioni, futili, lo ribadisco, che hanno portato a quella che, anche alla luce di altri due feriti, non è esagerato definire “strage”.

In questi giorni ho udito alcune persone, interviste da giornalisti in cerca di notizie e dichiarazioni, riferire che la “Città è tranquilla” e che la sera i “giovani escono per divertirsi“, tutte cose vere e nella stragrande maggioranza condivise da quelli che affollano i tanti locali pubblici, specie con l’arrivo delle belle serate, ma io che a Monreale ci risiedo da oltre vent’anni, non posso evitare di ricordare i tanti episodi avvenuti, dalle risse davanti ai locali, alle aggressioni, ai danneggiamenti e agli atti intimidatori, anche sotto i miei occhi e dei quali, purtroppo, in alcuni casi, siamo (con mia moglie) stati personalmente oggetto. Non posso infatti fare a meno di ricordare i tanti furti a mezzi e abitazioni, le tante violenze perpetrate nei confronti di persone minacciate, aggredite fisicamente e anche ferite, oltre che l’estrema crudeltà nei confronti di poveri animali, i gatti, in particolare.

Quella della “Città tranquilla“, una Città che non è differente dal quartiere “Noce” di Palermo nel quale sono nato nel nel 1958 e nel quale ho risieduto sino al 2004: anche lì, alla “Noce”, il quartiere che Totò Riinaportava nel cuore“, accadevano le stesse cose e, sin da bambino, mi capitò di vedere morti stesi per terra e tra questi anche quelli del Cap. D’Aleo, di Bommarito e Morici, uccisi in Via Cristoforo Scobar, il 13 giugno 1983. A Monreale, nonostante gli encomiabili sforzi dei Carabinieri, presenti a secondo delle loro possibilità umane e secondo i mezzi e gli uomini (ma anche le donne) a loro disposizione, la situazione è, più o meno, la stessa e a me sembra, se non una balla, quanto meno una forzatura, definire la Città “tranqulla”. Forse è una bugia enunciata da chi sostiene di amare così profondamente Monreale, sino al punto di dimenticarne la storia, i trascorsi e le tante violenze, su uomini, cose e animali, lo ribadisco, alle quali adulti, spesso riluttanti alle denunce e incolpevoli bambini, sono/siamo stati chiamati ad assistere. Io personalmente, nonostante non ne vada per nulla fiero, non posso dimenticare quelle due o tre volte, nelle quali, nonostante la mia non più tenerissima età, ho dovuto fare ricorso alla violenza, per proteggermi e difendermi e non posso dimenticare che, in un paio di casi, per pure menzogne costruite ad arte, come risultanza attestate da sentenze del Tribunale Penale di Palermo a seguito di due processi a mio carico, ho dovuto rimembrare le mie poco eroiche gesta giovanili, messe in atto sui campi di Calcio, nella mia lunga militanza, solo per citarne due, Compagini calcistiche, quali la “Stella Maris” di Mondello-Valdesi e l’A.M.A.T. di Palermo. Per farla breve, tirato per i capelli, ho dovuto fare ricorso alle mani e a quella violenza deprecabile che dorme in ognuno di noi!

Non posso dimenticare l’aggressione subita anni addietro da mia moglie all’interno, lo sottolineo, all’interno del Duomo e il mio lungo conseguente colloquio con l’allora Arcivescovo di Monreale Mons. Michele Pennisi, il quale mi ricevette unitamente a mia moglie, perchè volle conoscere i fatti accaduti, per poi emettere una sorta di DASPO nei confronti di un tizio, ben noto agli allora inermi (me ne assumo la responsabilità, inermi!) Agenti di Polizia Municipale, i quali, pur ben conoscendo le malsane abitudini del soggetto, se ne guardavano bene dall’intervenire, così come se ne guardò bene d’intervenire un Impiegato della Curia che svolge a tutt’oggi servizio all’intendo del citato Duomo. In quell’occasione unica, forse sbagliai a non presentare denuncia, al Duomo qualcuno se ne sarebbe ricordato, fose lo stesso che da anni non ci degna del suo “prezioso” saluti e delle sue benedizioni, alle quali, io e mia moglie, “tanto teniamo”!

La mia memoria è ancora lucida e quindi non dimentico nemmeno la scomparsa, più giusto scrivere, “il furto“, dalla Galleria Civica “Giuseppe Sciortino”, delle opere di piccole dimensioni, di modico valore pecuniario, ma di valore affettivo inestimabile, tutte di mia proprietà, tre disegni di Pietro Buttitta e una litografia di Tono Zancanaro, tutti e quattro prestati al Comune (Avv. Salvatore CaputoSindaco) indebitamente (sentenza parla) inseriti nella “Donazione Franco Nocera“, così come, non posso dimenticare il dipinto di grandi dimensioni, da mio padre donato, su richiesta del Comune (Sindaco Prof. Pino Giacopelli), all’indomani dell’omicidio del nostro caro e indimenticabile amico Cap. Emanuele Basile, del quale il prossimo 4 maggio, ricorrerà il 45° Anniversario della scomparsa per mano mafiosa. Fatto che ritengo molto grave perchè il dipinto è sparito dall’Aula Consiliare, proprio sulla testa dove siedono i Sindaci e dove di recente, con tanto di strombazzamenti e articoli dei pronti e sempre presenti giornalisti/ste locali, è stato piazzato un dipinto di un Monreale di nascita.

Tutte queste opere, ma ce ne sono altre a firma di altri Artisti, sono scomparse, così come sono scomparse intere donazioni di libri, senza che nessuno, non solo se ne prendesse pena, ma persino cercasse di appurare da quale parte venisse l’ordine e la mano vellutata che li ha fatti sparire, probabilmente per portarseli a casa e goderne in esclusiva.

Tutto questo sembra non entrarci con l’omicidio avvenuto alle prime luci dell’alba del 28 aprile ma invece, ne sono convito, c’entra, così come c’entra quell’abbandono di rifiuti nel pieno centro storico di Monreale che da anni denuncio, chiedendo da quasi vent’anni, l’installazione di TELECAMERE di SORVEGLIANZA ISTITUZIONALI. La presenza di queste avrebbe portato sicuramente a individuare i trasgressori di ieri, di oggi e futuri e avrebbe portato a sanzionare chi, ogni giorno scientemente, viola regolamenti, leggi e ordinanze e, in ultima analisi, avrebbe portato a individuare colui il quale, due anni fà, poso all’angolo tra la Via Antonio Veneziano e Chiasso Beato Pino Puglisi, quattro dei cinque proiettili (uno venne rinvenuto dalla Polizia di Stato all’Ufficio Smistamento delle Poste Italiane di Palermo) a me indirizzati, eppure, in questa “Città tranquilla“, i Sindaci che nel tempo si sono succeduti, sino a giungere all’attuale, passando per i loro Assessori/re e non ultimi per i loro Comandanti pro-tempore della Polizia Municipale, di piazzare quelle TELECAMERE ISTITUZIONALI, nello strategico snodo che congiunge la Salita Sant’Antonio alla Via Antonio Veneziano, proprio, per un motivo che fingendomi fesso pur non essendolo, definisco “misterioso“, non ne vogliono sapere!

Oggi tutti a lodare le TELECAMERE presenti in Via Benedetto D’Acquisto e in Piazza Vittorio Emanuele, le quali, per fortuna delle famiglie dei tre Giovani trucidati, erano attive e sono state, da quel che è dato sapere, utili a ricostruire i tragici fatti accaduti.

Presto, statene certi, dopo il momento di commozione, le fiaccolate, i pianti, tutti, tranne i genitori dei tre giovani uccisi, dimenticheranno e torneranno alla loro pratiche consuete: tornerò a verderli correre a tutta velocità sulla Via Antonio Veneziano con i loro scooter con centraline e marmitte irregolari, a gettare sacchetti colmi di rifiuti al calar della sera, a passare sopra ai poveri gatti senza nemmeno provare a sterzare con le loro auto dalle luci psichedeliche e dalla musica rigorosamente napolegna (ben altra cosa dalla musica napoletana) diffusa a tutto volume, a prevaricare gli altri anche per uno sguardo male interpretato e a fare unione e riti quasi massonici pur di emarginare e prevaricare il prossimo. Eppure sostengono “io amo Monreale”, devastandola materialmente e nel costume, confermando la triste storia che l’ha voluta da Guglielmo II quale “Città dei Re” a “riserva di caccia” alla quale la declassò Federico II di Svevia.

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